Recensione Anime: Guilty Crown
Episodi: 22
Demografica: Shonen
Genere: Azione, Drama, Mecha, Romantico, Sci-Fi
Guilty crown, un titolo che mi trovo qui a recensire sia con entusiasmo che con preoccupazione. Un’anime che per tutti i suoi 22 episodi, da circa 24 minuti l’uno, ha saputo mantenere una carica emotiva costante. Proprio qui nasce la mia preoccupazione; benché sia difficile trovare un’opera che sia in grado di colpire così in profondità, in questo caso specifico, non giustifica alcune sue gravi mancanze, siano esse legate alla trama o in altri casi, più mirati, ai personaggi della serie. Ma prima di enucleare questi punti vado ora ad illustrarvi la fantastica produzione di quest’opera:
Una Produzione di tutto Rispetto
Grazie a Ichiro Okochi (Code Geass: Lelouch of the Rebellion), nel 2011, nasce Guilty Crown. Prodotto dalla Production I.G. (Neon Genesis Evangelion: Death & Rebirth) e accompagnato dalla regia di Tesuro Akari (Death Note). La sceneggiatura è stata sviluppata da Hiroyuki Yoshiro (Code Geass: Lelouch of the Rebellion), aiutato dalla supervisione dello stesso autore dell’opera. Altri aspetti come la story-line, il mechanical e il prop design sono stati sviluppati rispettivamente da Jin Hanegaya, Atsushi Takeuchi e Yo Moriyama. Inoltre particolare attenzione è stata rivolta allo sviluppo del design dei personaggi, il quale è stato prima ideato dallo studio grafico Redjuice per poi essere adattato all’animazione da Hiromi Kato. A questo punto non dovrebbe risultare difficile comprendere le potenzialità di quest’anime dato l’ottimo team di cui ha disposto; difatti nel corso della sua visione si ritroveranno momenti grafici di alto spicco, dove si nota la mano esperta di coloro che vi hanno lavorato.
Trama e Lacune
Giappone 2039: il paese è logorato da un’epidemia causata dal virus Apocalypse. Il contagio ebbe inizio il 24 dicembre del 2029, data che verrà ricordata con il nome di “Lost Cristmas”. Per debellare tale virus, il paese del sol levante si affida alla GHQ, un’organizzazione internazionale che per “fermare” l’epidemia, prende il controllo dell’intero Giappone. L’organizzazione impostasi nel paese costringe i suoi cittadini ad una dittatura, che spesso sfocia in atti violenti verso quest’ultimi, venendo eliminati a colpi di arma da fuoco se considerati infetti. La storia ha un effettivo inizio quando Ouma Shu, un ragazzo liceale e introverso incontra Yuzuriha Inori voce solista della famosa band Egoist, segnando così il proprio destino. Essa si rivelerà essere un membro degli Undertaker, ovvero una associazione terroristica, con l’intenzione di liberare il Giappone dall’oppressione della GHQ. Per compiere tale opera, Gai, il capo dei terroristi, vorrebbe servirsi del “Genoma Void”, un gene rubato da Inori dal centro di ricerca della GHQ. Proprio a causa di questo furto l’esercito si mette alla ricerca della ragazza, che fuggendo incappa in Shu a cui affida il genoma prima di essere catturata. Il ragazzo, contravvenendo alla sua indole da fifone, decide di correre in soccorso di Inori, rapita dalla GHQ. Proprio all’inizio dello scontro la boccetta contenente il Genoma Void si rompe conferendo al ragazzo il “Potere del Re”. Tale potere consente di estrarre dalle persone il Void, ovvero l’oggetto rappresentativo della persona da cui lo si estrae. Shu riesce ad impadronirsi del Void di Inori, una spada che gli permette di uscire vincitore dal conflitto con le forze militari. Egli dopo questo avvenimento entrerà in contatto con Gai e si ritroverà coinvolto in una faccenda molto complessa e più grande di lui, che lo porrà al centro della salvezza dell’umanità. Ci ritroviamo dinnanzi ad una trama davvero complessa, dove in certi punti perfino l’anime stesso fatica a stare dietro; in questi frangenti la narrazione accelera freneticamente non lasciando il tempo allo spettatore di rendersi conto di ciò che effettivamente sta avvenendo, se poi sommiamo alcune informazioni mancanti il risultato appare essere confuso. A tal punto è normale porsi delle domande sulla trama, che purtroppo non troveranno risposta. Fortunatamente queste mancanze riguardano avvenimenti che costituiscono il contorno dell’opera, ma sono proprio questi margini che definiscono la fluidità di un qualsiasi prodotto audio-visivo. A questo punto risulta chiaro che la narrazione nel complesso ne risenta. Ovviamente tale fenomeno si ripercuote, seppur in maniera indiretta, sui personaggi che riempiono i minuti di questa serie. La loro caratterizzazione è impeccabile, ma come nel corso di qualsiasi opera, gli elementi che la compongono si evolvono insieme ad essa e se quest’evoluzione non traspare in una maniera comprensibile è chiaro che anche i protagonisti ne risentiranno; risulteranno quindi, sì mutati, ma le ragioni per cui lo saranno purtroppo non appariranno in modo limpido, come dovrebbe essere. Inoltre vi è da aggiungere che, come avrete sicuramente potuto notare, la storia ideata da Ichiro Okochi pare avere molti punti in comune con un’altra delle sue opere, ovvero Code Geass, ma non fermatevi alle apparenze, dopotutto vi sono diversi anime che in superficie parrebbero risultare simili fra loro, ma come nel caso di Guilty Crown, dietro alla copertina si nascondono sfaccettature differenti che diversificano l’opera, rendendola singolare.
La Colonna Sonora
Voi, che state leggendo, avrete sicuramente trovato strano che nel paragrafo dedicato alla produzione non vi fosse nemmeno una parola rivolta al comparto musicale di Guilty Crown. Questo poiché esso è meritevole di un’intera sezione; in quanto la colonna sonora di questo anime è sicuramente il suo pezzo forte. Le musiche sono state prodotte dal maestro Hiroyuki Sawano, un nome noto per via delle sue collaborazioni in diversi titoli di spicco come L’Attacco dei Giganti, Mobile Suit Gundam Unicorn, Ao No Exorcist, the Seven Deadly Sins, ecc… La lista potrebbe continuare per un bel po’ ma penso che abbiate compreso che l’uomo che ha lavorato su questo progetto è un professionista in grado di produrre OST memorabili come quelle di AoT. Al sempre egregio lavoro di Sawano si aggiungono ovviamente le sigle di aperture e di chiusura: My Dearest interpretata da Koed (op), The Everlasting Guilty Crown interpretata dagli Egoist (op), Departures ~Anata ni Okuru Ai no Uta sempre degli Egoist (ed) e Kokuhaku interpretata dai Supercell (ed). Ogni nota che sentirete nel corso della serie sarà collocata in maniera perfetta, andando ad arricchire il contesto e ad enfatizzare ogni scena, siano esse dinamiche e colme d’azione o più tranquille e sentimentali.
Voto Finale: 7.5/10
Benché quel sette e mezzo sia un po’ tirato a causa dei buchi presenti in questa serie, a mio parere, è il voto che più si addice ad un titolo di tale bellezza. Dopotutto le scene di azione sono girate in maniera fantastica, creando il perfetto connubio tra il comparto visivo e quello acustico e la trama seppur complessa riuscirà in pochi episodi a catturavi. So che a inizio recensione ho parlato di “carica emotiva” senza farne più parola in seguito, ma non è stato un caso. Poiché ritengo che questo punto, secondo solo alle musiche, sia qualcosa di interamente soggettivo e avete il diritto di sviluppare tale esperienza in maniera del tutto personale e senza influenze esterne. Di seguito il trailer:
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